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Altri si vantino delle pagine che han scritto;
io vado fiero di quelle che ho letto.
Non sarò stato un filologo,
non avrò indagato le declinazioni, i modi, la laboriosa mutazione delle lettere,
la d che si indurisce in t,
l’equivalenza della g e della k,
ma nel corso degli anni ho professato
la passione del linguaggio.
Le mie notti sono piene di Virgilio;
aver saputo e aver dimenticato il latino
è possederlo, perché l’oblio
è una forma della memoria, il suo vago sottosuolo,
l’altra faccia segreta della moneta.
Quando nei miei occhi si cancellarono
le vane apparenze amate,
i volti e la pagina,
mi diedi allo studio della lingua di ferro
che usarono i miei avi per cantare
spade e solitudini,
e adesso, attraversando sette secoli,
mi giunge dall’Ultima Thule
la tua voce, Snorri Sturluson.
Davanti al libro, il giovane s’impone una disciplina precisa
e lo fa per conquistare conoscenze precise;
alla mia età, ogni impresa è un’avventura
che confina con la notte.
Non terminerò di decifrare le antiche lingue del Nord,
non affonderò le mani ansiose nell’oro di Sigurd;
l’opera che intraprendo è illimitata
e mi accompagnerà fino alla fine,
non meno misteriosa dell’universo
e di me, l’apprendista.
*Jorge Luis Borges (ELOGIO DELL’OMBRA)
*IMAGE : Ekaterina Panikanova